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Friday, October 15, 2010

UN DÉFILÉ SANS ADIEU

Ci sono casi in cui il Talento è il più spietato carnefice che si possa incontrare.
Sangue bollente dell'infinito celeste, sadicamente concesso all'evoluzione divina dell'umano, la sua potenza di riempimento è inarrestabile.
Il talento non è pensato per tutti, ma il problema è che non sei tu a sceglierlo.
E' lui che, immenso nel desiderio di farti suo, ti cinge l'intelletto e, con la morsa generatrice di grandi cose, lo plasma ai suoi bisogni ed alle sue pazzie.
Bisogna essere un gigante nello spirito per sopportare la responsabilità di un talento notevole.
Soprattutto se si considera che le virtù dei talentuosi sono spesso destinate a vagare sole, raminghe ed incomprese nell'oceanica deformità di massa del qualunquismo altrui.
Si raccontano storie di Geni creativi generosi, in grado di commuovere le viscere per la purezza poetica delle proprie visioni, che ci hanno provato a stare al mondo, tentando di ingoiare le spine indigeste dell'indifferenza e continuando a produrre tessiture ed intrecci di stile, sorprendenti per quanto magici e devastanti per quanto veri.
Ma forse il mondo non odorava di clemenza al passaggio dei loro doni.
E così i Geni, delusi, impazziti ed imbronciati hanno perso la speranza ultima di rivedersi nell'ingenuità del bimbo che, dopo il rimprovero pungolante, attende quieto il calore sicuro dell'abbraccio santo.
Il calore di quell'abbraccio, il Genio Alexander ha deciso di ricercarlo altrove e senza ulteriore indugio.
Ha raccolto i pensieri, li ha messi in valigia, ha chiuso il respiro, ed è volato via.
E da quel momento, il mondo intero è diventato un posto peggiore.
Dedicato ad Alexander McQueen ed alla sua genialità visionaria.



Sometimes the Talent is the most ruthless executioner that you can meet.
Boiling blood of the infinite sky, sadistically granted to the divine evolution of the human people, its power of filling is unstoppable.
The talent is not meant for everyone, but the problem is that it's not up to you to choose it.
Is the talent that, immense in the desire to catch you, surrounds your intellect and with the grip generating of great things, molds it to its needs and its madness.
You have to be a giant in spirit to bear the responsibility of a remarkable talent.
Especially considering that the virtues of the talented are often destined to wander alone, roving and misunderstood in the oceanic deformity of the human indifference.
There are stories of generous creative Geniuses, capable of moving the bowels for the poetic purity of their visions, that tried to stay in the world, trying to swallow the indigestible spines of indifference and continuing to produce textures and weaving of style, surprisingly magic and devastatingly real.
But maybe the world did not smell of clemency to the passage of their gifts.
And so the Geniuses, disappointed, mad and sulky, have lost their last hope to see theirselves in the candour of the child that, after the rebuke, await quietly the safe warmth of the saint embrace.
The Genius Alexander decided to search for the warmth of that embrace elsewhere and without further delay.
He collected his thoughts, putted them in a suitcase, closed the breath, and flew away.
Dedicated to the memory of Alexander McQueen and to his visionary genius.